Alberto Rizzi
Alberto Rizzi
Rassegna POETRY 2018
tratta da Poesie incitanti all’odio sociale (Ed. Puntoacapo, 2008)
UN FIL DI FUMO
S’è fatta un’ora tarda
donna-vestal del Telepiù
ed ancor fissi
devota al tuo mestiere
la luce che lieta singulta dallo schermo
Tu dimmi allor
? qual cose passast’accànt’all’òggi
a quali
che colme di significanza ti fussero
Come l’imberbe pennuto
di quelli che stanziali
vanno per questi ostelli
il passo remigasti a sportivi spogliatoi
donde un cilestre afror di maschio
sveglia i sensi a lor signore
se quando di qui s’accostan
e questo è tutto
Impasti or tue mani nella cena
mentre di là
effluvio d’odio ti molce dallo schermo
a torme i figli vostri
pingui e catatonici a simiglianza vostra
oppur snervati da frenetici ansiolitici
a simiglianza vostr’a torme
rincoglioniti s’affollano ai displèi
oppur come mosche si schiantano sugli alberi
Impasta allor di carne la tu’ cena
signora
tu che disdegni lo specchio che trop’ sa
e inanellata cambi di canale
immacolata
quando a sentor t’accorgi di vedere
ciò che vi meriti vi si cada addosso
come scure il fuoco-sole
là fuori dalli vetri
e il ferro
fattosi manciata d’emozioni
China il tuo capo
tenue il volto di sorrisi
affianco l’apparecchio
né ti curar dei pochi come me
che viaggian quella goccia come lacrima
dal vetrospórco di finestra
ed il suo tendere per logica all’imbasso
China il capo e addòrmiti sedata
la stolta maggioranza degli idioti
ti rassicuri dell’aver ragione
sputo di calor nella tua vena
Ti colga pur la morte pur te ancor serena
non c’è quaggiù più umanità che tenga
*
Tratta dalla raccolta inedita Il mestiere e altri accidenti
Il fronte temporalesco s’avanzava
s’estendeva
come muffa su foglio di carta
quella polvere nera
che spora vita attorno
e corrompe il supporto
anche in assenza di vento
Così che non puoi sfuggire
non puoi sfuggire al vento maestrale
che sèrrafóce ai fiumi
e corrente fa trepidare
in sua superficie resa crespa da pensieri
come non puoi fuggire al contagio
al cambiamento
al nuovo dialogo
che quelle singolarità
ostilmente scure
ambiguamente propongono
E mentre tu stai con l’inferno nel ventre
il gelo nelle mani
implorando una barca
che lontano porti
transumi almeno l’anima
quasi a filo d’orizzonte
si sposta rapido un riflesso
un pensiero tuo
solitario così
e differente da ogni altro finora
a cui s’aggrappa quieto il sole
Nella foto Alberto Rizzi
intervistato da Michele Paoletti durante la seconda edizione del Festival di Poesia Tres Dotes