Loredana Magazzeni
Nella tempesta presente
(Seri Editore,
2023)
Se serve
Mi chiedevo ieri se tutto questo
fare poesia, chiedersi se vale, a cosa serve,
chiedevo a voi, Giuliano, Paola,
se vi è servita questa patria comune,
se è servita a me. E mi chiedo
se serve ancora, ora che non ci siete più,
questo alfabeto fra poveri, questa
carboneria senza meriti, se serve, se servirà
a qualcuno più giovane, più vecchio.
Se serve a sperare, a farsi specchio di giorni
nuovi. Se serve a dire la lingua della madre.
Se serve a scompigliare la partita del
mondo. Se serve a credere, ed anche
un poco a vivere, serve.
da Volevo essere Jeanne Hebuterne (2012).
*
Dentro questo giorno ci sta tutto:
tutto e altro ancora, come in un ricamo
un filo tira l’altro.
Nel riparare è il gesto del cucire.
Né nel distruggere, né nel costruire.
Nel riparare è il gesto più sapiente.
Come un enorme orecchio spalancato
Il corpo ascoltava il mondo.
da Fragilità del bene (2012)
*
Coro delle madri
vegliano le madri nel silenzio dei corpi
e un occhio trasparente le vede venire lente
verso l’inizio del giorno e tessono bisbigli
che riconosci parole, le parole terrestri
che fanno luce dentro il mattino e sono
sfere di chiarore dentro la pelle sono
il lume che pulsa anche se spento
per la distanza minima accorri!
Madre che guardi nel fondo degli occhi
cristallina per l’acqua
di musica e pane.
da Canto delle madri e altri canti (2005)
Nella tempesta presente è il titolo dell’ultima pubblicazione di Loredana Magazzeni, autrice bolognese, da tempo impegnata nella ricerca sulla scrittura e sulla educazione delle donne, oltre che nella critica letteraria e nella poesia.
Il titolo richiama la complessità e la drammaticità del presente in cui siamo immersi: “Oggi questo mi interessa: il tempo presente. Arrivare fin qui è stata una lunga corsa in cerca della scrittura non solo mia, ma di tutte le donne”, spiega Loredana in una nota di apertura al libro.
Il volume raccoglie le sue pubblicazioni dal 1998 al 2023, compresi piccoli libri esauriti o introvabili, offrendo la possibilità al lettore di seguire il percorso di scrittura e di studio di una autrice attenta al nostro tempo e alle sue pieghe. L’opera mette infatti in evidenza gli sguardi, uno stile che si modifica, l’evolversi di una officina che resta fedele alla sua radice, femminile e femminista, che matura e si consolida di libro in libro, di pagina in pagina.
Cinque lustri di versi che percorrono un arco temporale rilevante, di una vita, di tante vite e di un’epoca: un quarto di secolo che apre al nuovo millennio, foriero di rivoluzioni radicali nell’esistenza di tutti noi. Ma anche “un‘autobiografia scompaginata e dispersa, eppure che resiste ancora e mi interroga sul significato oggi di quello che ho scritto venti e più anni prima”, dichiara l’autrice.
Nella tempesta presente si apre con una serie di testi inediti più recenti, concentrati sulle urgenze della contemporaneità, come l’epidemia di Covid 19 (Tempi duri per i viventi), seguita da una sezione assai toccante dedicata agli estinti (La conta dei dispersi); per svilupparsi in modo cronologico con le poesie delle raccolte successive: La miracolosa ferita (2002), Progetto Patchwork (2004), Canto alle madri e altri canti (2005), Fragilità del bene (2012), Volevo essere Jeanne Hebuterne (2012).
Con le prime e più recenti sezioni del libro, dedicate al presente e agli scomparsi, si è investiti dalla potenza di questa voce gentile, che sa toccare con mano chirurgica il nervo scoperto del nostro sentire. Si legge del dolore, dell’amore, della promessa, di un respiro che rischiara l’aria perché c’è ancora la possibilità di vedere, percepire, scrivere la luce, nonostante la tempesta incombente. Come avviene leggendo Della prossimità dentro l’assenza, dedicata alle ragazze e ai ragazzi morti per la caduta di un aereo militare sull’Istituto Salvemini di Casalecchio di Reno, nel dicembre del 1990. Una ferita che non si può rimarginare: la poesia prova a raccontarla, rinnova la promessa, nutre quel palpito che non potrà mai cessare in una giovane vita.
[…]
Perché tu mi ricordi una promessa
di luce dentro la notte
mani che un giorno impastarono rose
per sfogliare nel silenzio
come una casa nel bosco.
Oggi faccio una promessa
non più d’acqua e di freddo
una promessa di luce di calore
come una perla riscaldata
nel cavo della mano
dentro di noi la vostra vita
resta.
Il tempo segna la scrittura di Loredana, insieme alle nostre coscienze al punto che non sappiamo fino a quando possa avere senso chiamare questa onda che ci travolge progresso: così titola un testo tra i più nuovi, che scandaglia gli anfratti della storia contemporanea, gettando luce sugli squarci che non si sono richiusi, mentre altri se ne spalancano in queste ore, sempre più profondi e dai risvolti drammatici: 11 settembre 2001, Libano, Gaza, Gerusalemme… «mentre si schiantano i nomi, i volti, tu, me, noi, allora/ come ora/ che poi vorremmo e non vogliamo poi/ fingere, accettare, accomodarci/ disegnarci uno sguardo terrestre ancora/ ma fino a quando?».
La poesia con questa opera risponde al suo compito, di civiltà e umanità, ci richiama con attenzione alle urgenze della nostra epoca, con una straordinaria sensibilità e insieme con forza, accogliendo nei versi di Magazzeni i grandi temi della vita: il dolore, l’amore, la scoperta, la ferita, la bellezza che ci circonda e ci scalda nelle ore di gelo.
Ci sono fari nella scrittura della poeta bolognese, che accompagnano e segnano il suo lavoro, dando vita in alcuni casi ad un vero e proprio corpo a corpo con i testi altrui. Come avviene ad esempio con la poesia di Antonia Pozzi, nella prima raccolta del 2002, La miracolosa ferita: a partire dai versi della giovane – morta suicida a soli 26 anni – si assiste ad un continuo germinare, gemmare, fiorire come se la scrittura fosse un costante concepire che nasce da un seme raccolto durante il cammino.
C’è il coro delle madri: un rito potente della voce che si ripete di pagina in pagina, che quasi si materializza alle nostre orecchie, mentre ci fa sentire parte di quel miracolo straordinario che è la maternità. E poi il chiaro riferimento e ringraziamento alla filosofia di Maria Zambrano; partendo proprio da una sua riflessione, Magazzeni sottolinea come compito dell’uomo sia quello di cercare una direzione; ed è il compito di questo lavoro: tracciare la direzione del percorso sinora seguito, considerando che da questo punto di arrivo e ripartenza, grazie all’incontro-scontro fra i testi, i tempi, i vissuti – che segnano la storia di una scrittrice e la nostra – prendono vita altre direzioni, altri sguardi e parole: «… la mia è una scrittura fratturata, spaccata, dunque ferita. Perché l’interezza non è un dato scontato, si costruisce raccostando i lembi di continue lacerazioni. Perché la vita stessa è continua separazione e ricongiunzione, così come la scrittura è allontanarsi da sé e per ritornare.»
Con La tempesta presente la poesia di Loredana ci chiede di aprirci al mondo e alla vita, di pensare al presente e alla storia, ci dona un indizio sul grande mistero della scrittura, che muove corde senza spiegarci come. Possiamo solo sentire e prendere atto che la parola, come creatura femminile, accoglie, si prende cura, ascolta, offre vita: è generativa, feconda, aperta al mondo. E proprio per questo serve, per rispondere a un quesito fondamentale contenuto in una delle ultime poesie del libro: tutto questo fare poesia, chiedersi se vale, a cosa serve?
Loredana Magazzeni vive a Bologna, si occupa di poesia, critica letteraria e storia dell’educazione. Dalla sua ricerca di Dottorato sulla storia dell’educazione femminile è nato: Operaie della penna. Donne, docenti e libri scolastici fra Ottocento e Novecento (Aracne, 2019). Ha co-curato varie antologie di poesie: Gatti come angeli. L’eros nella poesia femminile di lingua inglese (con Andrea Sirotti), Cuore di preda. Poesie contro la violenza sulle donne (CFR, 2012), Fil Rouge. Antologia di poesie sulle mestruazioni (CFR, 2016) con A. Barina, con F. Mormile, B. Porster e A.M. Robustelli, Corporea. Il corpo nella poesia femminile contemporanea di lingua inglese (Le Voci della Luna Poesia, 2009), La tesa fune rossa dell’amore. Madri e figlie nella poesia femminile contemporanea di lingua inglese (La Vita Felice, 2015), Matrilineare, Madri e figlie nella poesia italiana dagli anni Sessanta ad oggi (La Vita Felice, 2018). Con il Collettivo di traduzione WIT (Women in Translation) ha curato l’antologia Audre Lorde, D’amore e di lotta. Poesie scelte (Le Lettere, 2018).
È socia della SIL (Società italiana delle letterate) e dell’Associazione Orlando di Bologna.