Sandro Pecchiari
Atropo Lachesi Cloto
ALTRESCRITTURE
(Puntoacapo,
2024)
dalla sezione IL VIAGGIO
*
e s’inizia dalle sparizioni
dallo sporco del dolore
dal pertugio del vento
un uccello che stride e
spaventa come un vaticinio
le mani minime delle talpe cieche
il loro innalzare mucchi d’aria
la terra di scarto rispuntata
i sassi snudati oltre il fango
rinasceranno se lapidi il passato e
lo ritenti
l’alternativa della vita
è la vita d’altri
allacciata stretta a strozzo
*
rimangono
le rune d’una lingua fosca
sarà d’obbligo riadattare i giorni –
l’ammasso perde nome
in un cupio dissolvi
due mucchi da rifare in uno forse
le taglie diverse solo un poco
lo sfiorarsi delle distanze delle lingue
un liberarsi incerto dentro ai corpi
l’età crescente come luna
supremazie di suoni sovrapposti
le storie racchiuse nelle storie
a volte insopportabili e il tempo
il tempo ancora se si potrà dire
ancora della vita
dalla sezione ATROPO
Le sparizioni
*
non ho mai cenato con i morti.
questa sera si adagiano sul tramonto
le posate e il vino
i giapponesi li accolgono a casa
nei giorni pensosi dell’o-bon
offrono cibo, danze e luce
io me li porto in trattoria
ho prenotato una tavolata vuota
e mi sorrido quieto
o-bon お盆
*
qui nasce il vento
da questo verde avvallamento
scuro s’alza col canto
disturbato degli uccelli
la nonna m’imponeva vieni dentro
quando lo sfidavo
la stufa scaldava la faccia solamente
la casa aveva pentole e bicchieri
mastelle di bucato
binari di trenini in corsa circolare –
ormai tutto giù in cantina
le persone anch’esse polvere
l’ora è questo stare nell’ascolto
della sosta dentro ai refoli
del muoversi muto oltre i vetri
come se potesse tornare
dando per ovvia questa vita
passarci ignari, averla vista
esserci guardati
sempre da un millimetro
dalla sezione LACHESI
Diario della peste
*
che il tuo filo di vita
sia la strada percorsa
tra me e te l’aria fragile
delle arenarie
così questo è il tuo labirinto di pelle
e le mani le vie segrete
dove imbocchi le nuvole, fidati.
in questo cupo di temporale
siamo offerte per gli dei
dalla sezione CLOTO
Le apparizioni
*
sono lo scarto tra il bagno e il tuo caffè
dove non sai parlarmi veramente
tra le previsioni del tempo
le tue piante grasse, il nevischio, il suo sciogliersi
quelli che ti fotti
così mi informi delle tue lavatrici d’oggi
della spesa sottocasa, la puntata all’ikea
la visita ai villaggi più giù a sud
prima del confine del wisconsin
il tuo tornare indietro dal tuo compagno finto
hai scattato foto della neve sul percorso
delle strade del canada così simili tra loro
deludenti e scoraggianti
assomigli al loro niente
sameh
dalla sezione L’AMORE FORTE
*
ho preso posto nel tuo corpo
il tuo fiato pesa come pioggia
o bruma sulla pelle
a parlare con suoni coraggiosi
con ostacoli spalancati
– la via dilava la gente in pesci oscuri –
il tuo corpo una bruma sulla pelle
oltre i vestiti, oltre la cautela
vola come nebbia che va via.
alessandro
dalla postfazione di Ivan Fedeli
(…) È un viaggio esistenziale, certo, quello di Pecchiari; eppure nell’economia del libro persiste, in modo drammatico e reificato, una specie umana presa nel suo risolversi conclusivo, meglio nella sua rappresentazione figurale, quella di essere “cannibale di se stessa”. Ciò determina mancanza, ineluttabilità: la storia umana, sia generale che per- sonale, acquista nome e diventa, momentaneamente, presenza, soltanto nel suo correlativo oggettivo, Atropo, essenza che recide.
(…) il poeta, l’uomo, ha un preciso compito: “risistemare tutto”, razionalizzare, per quanto possibile, il significato di vivere tramite il linguaggio, facendo così coincidere logos e mythos, esistenza e sua elevazione, anche nella negazione. Forse questo è il senso di Cloto, ovvero l’atto simbolico di filare trame e vissuti, o ancor più quello di Lachesi, l’esigenza di quantificare la vita che spetta di diritto, prima di essere recisa: mediante il linguaggio, quindi, compito della poesia è coniugare il vedersi esistere e l’inappartenenza stessa che si prova quando è il non esistere ad avere il sopravvento, riempire così il vuoto tra ciò che è concluso e quanto tende a sopravvivere, in qualsiasi forma resistente.
Sandro Pecchiari vive tra Trieste e Firenze.
I suoi lavori più recenti sono contenuti nel Quarto Repertorio della poesia italiana contemporanea (Arcipelago itaca, 2020); la silloge Desunt Nonnulla (piccole omissioni) (Arcipelago itaca, 2020); Alle Spalle delle Cose (VAN, Vita Activa Nuova, 2022). In uscita il suo lavoro più recente Atropo Lachesi Cloto per la casa editrice Puntoacapo (2024).
Presente in numerose antologie tra le quali: Revija SRP 123/125, 2015; Poesía Italiana – 10 Voces Contemporaneas, Buenos Aires Poetry, 2017; Hiša v Ljubljani / Casa a Lubiana, Sodobna slovenska in italijanska poezija / Poesia contemporanea slovena e italiana (Lubiana, 2017), Antologie di Transiti poetici, vol. XIV.
Ha collaborato con il poeta triestino Claudio Grisancich e con Cristina Fedrigo per la parte musicale e corale allo spettacolo su Konstantinos Kavafis “Per altre terre per altri mari” (Auditorium Revoltella, Trieste, 2018); con suoi testi alla meditazione per coro, voce recitante, clarinetti e sax “Agnus dei today” su musiche e direzione di Cristina Fedrigo alla Kleine Berlin (Trieste, 2019); nel videopoem con voce recitante sulla traduzione di “I’ve in the Rain” del poeta canadese Al Rempel con il supporto tecnologico di Erica Goss; lettura nel CD “Umanità su Rotaia” di Cristina Fedrigo su testi di Federico Tavan e Elio Bartolini traduttore e performer per la parte in lingua inglese.
Attualmente collabora con l’Independent Poetry di Faenza, con la rivista Graphie di Cesena, il blog Versante Ripido di Bologna e con il rinnovato Nuovo Almanacco del Ramo d’Oro di Trieste. Scrive anche per Il Ponterosso di Trieste e per Fare Voci di Gorizia.