Alex Ragazzini
Florilegium o i sogn
(Il Vicolo,
2023)
IV
E fresch ad fiur
al parôl ch’al ven da la stesa boca
di sogn,
e’ côr vulé de’ dè
e l’udór dólz dal peoni
a l’óra de’ smaris
cun e’ lòngh de’ paradis
a l’udór di zarden di fiur nuv,
ins l’êria ch’la sbresa
ch’u s’trema,
cun la cuntinteza
a l’êria biânca de’ mònd
sugnêda stra i rem in do ch’i dôrma
i fringuel,
e i pré ch’j è vird
virdèsum
sot’a i fiur
a e’ sól di garôfan,
in do ch’i nés i narcis
biânch de’ su cêr ch’u s’ciâma,
e ins al nùval ch’u i bat insóra e’ sól
e’ livês cumpâgna al viôl de’ côr
e’ fiór cumpâgna al viôl.
IV
E freschi di fiori
le parole che sono della stessa bocca
dei sogni,
il cuore volato del giorno
e l’odore dolce delle peonie
a l’ora dello smarrirsi
con il lungo del paradiso
all’odore dei giardini con i fiori nuovi,
sull’aria che scivola
che si trema,
con la contentezza
all’aria bianca del mondo
sognata tra i rami dove dormono
i fringuelli,
e i prati che sono verdi
verdissimi
sotto ai fiori
al sole dei garofani,
dove nascono i narcisi
bianchi del suo chiaro che si chiama,
e sulle nuvole che gli batte sopra il sole
il levarsi come le viole del cuore
il fiore come le viole.
Florilegio indica in genere un’antologia di testi, ma in questa nuova pregevole opera del poeta romagnolo convive con l’accezione etimologica di “raccolta di fiori”. In una evocazione ininterrotta che richiama il monologo interiore, i fiori e il canto, con un effetto che strizza l’occhio al liberty, fluiscono con continui rimandi simbolici “l’ân z ul da la ciàcra ch’e’ scor / e’ scor e’ scor e ch’u n’fnes mai / cun la tròmba ch’la sona / d’int ’na góla ch’u n’è mai ’sota, / bichènd la lona ch’la j è fata cumpâgna e’ mònd” (“l’angelo della favella che parla / parla, parla, e non finisce mai / con la tromba che suona / da una gola che non è mai asciutta, / beccando la luna che è fatta come il mondo”). L’autore da sempre usa in modo egregio e commovente il dialetto romagnolo o, per meglio dire, la sua lingua “matria”, ossia quella lingua così ospitale e accogliente da consentire di esprimere sfumature interiori impossibili nella lingua italiana. Penso a Lilia Slomp Ferrari, poeta trentina di lungo corso, che insieme ad altri ha compiuto un’opera preziosa e lodevole di salvaguardia della lingua matria, destinata purtroppo a deteriorarsi se qualche giovane appassionato, di tradizioni familiari dialettali forti, non si impegnerà a tenerla in vita e a promuoverla con convinzione. E al grande Elio Fox, giornalista, storico, studioso, commediografo, pietra miliare della cultura trentina, alla quale ha generosamente dedicato la propria vita (da ricordare almeno l’ultima sua fatica, un volume di quasi mille pagine, il Vocabolario della parlata dialettale contemporanea della città di Trento e conservazione dell’antico dialetto). Dice la poesia di Ragazzini “la segreta armonia che lega il Tutto, lo stupore di chi vede rinascere le cose volta per volta come nuove”. Dice, ancora, della musica segreta che sente vibrare solo nell’intimità del grembo dove le parole hanno origine e iniziano il loro movimento, come il feto in quello della madre, prima di venire alla luce. Movimento che richiama il filosofo del divenire per eccellenza, Eraclito, che non a caso viene citato all’inizio di ogni sezione. Si vedano, a titolo esemplificativo, il frammento 26 <<Nella notte l’uomo, / quando ha spenta la vista degli occhi, accende per sé stesso una luce>> e il frammento 41 <<Esiste una sola sapienza:/ riconoscere l’intelligenza che governa/tutte le cose attraverso tutte le cose>>. Una lezione da tenere buona anche per noi in questo tempo distratto, confuso, tormentato.
ALEX RAGAZZINI, nato a Faenza nel 1973, vive a Brisighella (Ravenna). Ha pubblicato in lingua romagnola il melologo Mecanìsum (Il Vicolo Editore, 2016, prefazione di Gianfranco Lauretano e postfazione di Nevio Spadoni) e la raccolta La sisma e al spen (Il Vicolo Editore, 2019, con nota in versi di Gianni D’Elia). Suoi testi figurano in raccolte antologiche, cataloghi d’arte ed in riviste, quali “Graphie”, “Tratti”, “Il Parlar Franco”, “Atelier”, “Limes” e “Inverso Poesia”. Collabora con la rivista “Graphie”.