Annamaria Ferramosca
Luoghi Sospesi
(puntoacapo,
2023)
vita o come
chiamarla con altro nome?
moto imperfetto che s’incarna
di bellezza e miseria?
per quale oscura ragione?
segreto senso senza direzione
fuori dal tempo?
il tempo sa come dissolvere i corpi
modificare il soma addensare
vocabolari coi nomi del paesaggio
il tempo vede l’armonioso concerto
tutto questo felice dispiegarsi di
fisica chimica biologia
ho letto cento libri di scienza della vita
oh natura quanta buona invidia
dei tuoi segni natura
ovunque protesa
verso arcani di bellezza natura
arca inspiegata
*
una specie di lamento sottile
un gemito piccolo di gioia
come un timbro distorto per l’iridescenza delle acque
è la voce embrionale che attraversa la bolla salina
risuona nelle vene alla madre
e preme e le canta la sua elementare infanzia
chiede di sfolgorare in concerto nel giorno
dell’uscita luminosa quando
il minuscolo corpo verrà adagiato
sull’addomepianeta che riconosce
l’emissione di onde alla madre si compie
per distacco di corone vocali sottili come aureole
e lei interpreta e trema e costruisce
un paesaggio di case-alberi-strade
divinazione al primo cammino
lei avvia un’assertiva preghiera
salute prima poi bellezza e buona sorte ex aequo
tutto accadrà dovrà accadere
per volontà – rito – destino
o solo
per un in-cantamento
*
zoom su tutte le città ferite a morte
nella polvere scompaiono le scene come fossero
bagliori di una notte mai trascorsa
se mi abbracci anche una sola volta
la guerra scompare
abbracciati fuggiamo dagli scannatoi
da chi sogna di farsi cadavere tra cadaveri
abbracciati fuggiamo dall’empietà
di riportare i corpi nel buio della prenascita
siamo confusi abitanti del caos
boia e animali sacrificali
mentre il fiotto soffoca il respiro
dei boschi dei nidi
di ciò che resta delle case
dove avevamo in mente di ritornare
come spiegheremo ai figli l’allarme ininterrotto
se non sotto una maschera di vergogna?
chi ritirerà la posta dalle cassette
mentre le arance rotolano dal cesto?
Poeta affermata e riconosciuta tra le migliori nel panorama italiano, Annamaria Ferramosca ha esordito nel 1999 con “Il versante Vero” (Fermenti) per proseguire con altri importanti Editori come puntoacapo, Marsilio, Chelsea Editions, Arcipelago Itaca, Ladolfi. É del 2020 il Premio Lorenzo Montano per “Una vita in poesia”.
La dedica che ha accompagnato questo pregevole libro “Luoghi sospesi” recita così: “per conoscersi/ riconoscersi/ per trovare parole dense contro ogni solitudine”. E già qui fanno capolino due nodi focali della poetica e della postura morale di Annamaria Ferramosca: se una scrittura, in qualsiasi forma si presenti, può farsi tramite o strumento di conoscenza, quella poetica – pare suggerire la nostra – consente qualcosa di più intimo e profondo, cioè il riconoscersi su un piano che, comunque la si pensi, attiene a qualcosa di non completamente spiegabile: <<sola a rimuginare/immutato il mistero là fuori/pure con le sue rose e quel profumo/di pane appena sfornato/finzioni! e a piene mani!/mi vendico metto distanza/dalle ombre mi lascio vivere/o piuttosto è la vita che mi vive/mi ipnotizza con il suo splendore/mi vieta di indagare mi sottrae/ogni minima traccia di luce>>.
“Ogni pagina è un’intenzione, una misura, una rilevante attitudine: l’impervio terreno su cui costruire un nuovo mondo, non su ceneri, ma probabilmente su quanto resta di antichi fantasmi” scrive di lei in quarta di copertina Elio Grasso. E aggiungerei che scardina ogni bel pensiero lasciandoci con le gambe a penzoloni, incerti su come procedere.
Uno spostamento di asse nello sguardo e nelle intenzioni precede e va poi a costituire la dorsale della sua poesia, intenzionata a perforare nodi cruciali della storia dell’umanità con parole che squadrano incidono segnano. Ricerca non facile e quantomeno originale, in cui Ferramosca si mette in gioco radicalmente con la fiducia che la poesia possa farsi atto perentorio, addirittura qualcosa di terminale come ogni atto creativo, assumendo come dato certo una verità primaria e ineludibile, la nostra mortalità. Eppure, proprio dai luoghi di sconfitta del pensiero riparte la sua ricerca irrinunciabile di nuove strade.
Ci sono scrittori da leggere sdraiati sul divano e altri stando belli dritti, facendoci aiutare dalla postura ad entrare in sintonia con il loro tormentato e sempre insoddisfatto pensiero, tanto più se esso si dipana rapido a sondare il peso del mondo e a ripensare l’uomo come essere obbligato verso gli altri. Annamaria Ferramosca è tra questi.
Campiture di una poesia puntuta severa laconica, le sue, che inquadrano uno stesso microcosmo attraverso età e punti di vista differenti con numerose connessioni intertestuali. Segni di una soggettività forte ed onesta, illuminata da improvvisi lampi che chiudono il giro quasi sospeso dei versi descrittivi: <<io con il mio gatto ad annusare/in ogni angolo a stanare/il quid/unicità di cose sottili come/uno sguardoluce un/tono di voce un modo/di muoversi con inconsapevole grazia/cose che hanno dentro amore>>. Rigore e disorientamento sono altri tratti distintivi della sua poesia, certamente sofferti ma mai smentiti dopo anni di scrittura, così come la varietà di registri. Lento pede indaga, scava, scalza luoghi comuni per avanzare nella comprensione del nostro essere al mondo; ma lo fa, per così dire, da filologa, nella sua accezione più ampia, guardandosi avanti e indietro, lasciandosi porte aperte, con dita e sguardi discreti, senza mai arrendersi. Cosa non da poco nell’era della superficialità e della rapidità che viviamo tutti con sofferenza, ma alla quale non riusciamo ad opporci con sufficiente energia. Farlo significa per lei (anche) denudarsi, mimetizzare il proprio io nella natura del suo Salento, riconoscendo nei cambiamenti abissali della contemporaneità un progresso che raggela; e dunque, vivere la solitudine, disposti a correre il rischio di non incontrare nessuno sul proprio cammino. Il che non le impedisce di chiudere il libro con versi di commovente delicatezza: <<forse è nel sentire il senso? sentire benevolenza salire dalla terra/sentire come largo l’amore scorre/come plasma corpomenteparola/come emoziona perfino l’acqua e l’aria/come muove la pietra//sentire prossimità in ogni creatura/sentire il suo sfolgorio il suo declino/sentire tutta la mite materia terrestre/ogni volta rinascere mite>>.
<<Ogni volta rinasco se scrivo>> recita il verso finale di un bellissimo testo nell’ultima sezione della silloge. Come meglio si potrebbe dire la vocazione di un/a poeta? Viene da pensare che la poesia ha, tra le altre qualità, quella di tentare di dare ordine al mondo, di farlo ogni volta rinascere! Le chiedo perché, come sottotitolo indichi “Recitativo in cinque stanze” e lei mi spiega che “due voci sono funzionali al dialogo tra una voce interrogante e una voce più lirica (espressa in corsivo sulla pagina) che sembra provenire da un antico coro, come fuori dal tempo, a tentare una risposta. I “luoghi sospesi” sono i luoghi mentali di un mondo misterioso, cangiante e sfuggente, ma denso di senso da decriptare, luoghi del desiderio di quell’assoluto che mai riusciamo a raggiungere”.
Pare, dunque, di capire che l’auspicio di Annamaria Ferramosca sia che la nostra limitata visione antropocentrica si apra a una visione universale in cui l’attenzione alla nostra interiorità e alle interazioni umane debba comprendere tutte le alterità. E la necessità di porsi in ascolto delle voci della natura, che sempre indicano l’equilibrio tra mondo animale vegetale minerale, è postura che, rivelando l’interconnessione di ogni entità vivente e non, conferisce senso ultimo al nostro essere effimeri. Caducità che non inquieta, anzi appare colma di serenità, se la poeta afferma che “il tempuscolo limitato è stato concesso a noi umani nell’universo per consentirci, avendone consapevolezza, di essere investiti dalla bellezza, e poterla condividere”.
Annamaria Ferramosca, biologa ricercatrice e umanista, esordisce come poeta nel 1999 con il libro Il Versante Vero, introduzione di Plinio Perilli, al quale seguiranno altre 11 pubblicazioni tra cui: Luoghi sospesi, Puntoacapo 2023, con nota di Elio Grasso; Per segni accesi, Giuliano Ladolfi Editore 2021, prefazione di Maria Grazia Calandrone; Andare per salti, Arcipelago Itaca 2017, con nota di Manuel Cohen; Ciclica, La Vita Felice 2014; Curve di livello, Marsilio, 2006; Paso Doble, Empiria 2006. Nel 2009 viene pubblicato da Chelsea Editions nella collana Poeti Italiani Contemporanei Tradotti il volume di percorso Other Signs, Other Circles-Selected Poems 1990-2009 nella traduzione della poetessa irlandese Anamaría Crowe Serrano e dell’anglista Riccardo Duranti. Recenti sono il libro bilingue Volver a escribir la vida, nella traduzione del poeta Antonio Nazzaro per Abisinia Editorial, Buenos Aires 2023, e Va veni Oceanul, Editura Cosmopoli, tradotto in romeno dalla poetessa Eliza Macadan. Del 2022 è il volume monografico critico Sud I Poeti – Annamaria Ferramosca – Poesia per “riscrivere vita” , a lei dedicato da Macabor Edizioni. È presente in numerose antologie e suoi testi sono pubblicati in plaquettes e su riviste, oltre che in inglese, anche in romeno, greco, turco e arabo. Ha al suo attivo collaborazioni e contributi creativi e critici con vari siti e riviste nazionali e internazionali di poesia. È stata ideatrice e per molti anni curatrice della rubrica Poesia Condivisa nel portale poesia2 punto0, da cui ha diffuso poesia di grandi autori da tutto il mondo. È ambasciatrice di Poetry Sound Library (mappa sonora mondiale delle voci poetiche nel web) per Italia e Puglia. Attualmente si interessa di poesia teatralizzata e sinestesie di poesia con altre arti. Vincitrice dei Premi: Guido Gozzano, Renato Giorgi, Astrolabio, Voci Città di Roma, Fiurlini-Den Haag, è finalista ai Premi: Camaiore, Pascoli, LericiPea, Europa in Versi, Città di Sassari, Lorenzo Montano, I Murazzi. Nel 2021 ha ricevuto, nell’ambito del Premio Montano, il Premio Speciale “Una vita in poesia”.